domenica 11 marzo 2018

Nicola Zingaretti: "Articolo 3 quale dei due?" Instruzioni per il Prossimo Congresso del PD.


Il 4 Marzo, delle tre schede che avevo a disposizione, l'unica sulla quale ho barrato il simbolo del PD è stata quella verde. Le altre due non hanno avuto la stessa sorte. Per questo motivo nella Direzione Romana del 20 Marzo comunicherò al segretario Andrea Casu le mie dimissioni dalla direzione e dall'assemblea Romana. 
In fede non avrei neanche dovuto rinnovare la tessera 2017, ma sono stato spinto a rinnovarla a causa della drammatica situazione debitoria del PDROMA e dell'amicizia per i miei compagni di sezione.
Per il 2018 ci sto seriamente riflettendo. 
Credo che questo prossimo congresso sarà una delle ultime opportunità che avremo per dare, finalmente, un identità chiara a questo Partito. 
Ho letto l' intervista di Zingaretti su "Repubblica", mi ha molto colpito la dichiarazione sull'Articolo 3 della nostra costituzione. "[...]Mettendo l'accento sul secondo paragrafo." dice il presidente
Lo riscrivo perché lo merita: 
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"

Gli gli articoli 3 e 4 della Costituzione - fatta eccezione per l'articolo 1 forse - sono i più forti. Calamandrei, ma prima ancora Basso che ne è l'autore (e tanti altri come lo stesso Caffè)  ci dicono che l'articolo 3 comma 2 è la norma più importante della Costituzione. E Basso ci dice proprio che l'articolo 3 comma 2 della Costituzione è l'articolo su cui si basa la partecipazione democratica dell'individuo nello Stato. Proprio dall'articolo 3 deriva il famoso motto è di Calamandrei - non dimentichiamolo perché è il titolo un suo libro -: "Lo Stato siamo noi". Motto che oggi viene deriso.
Io lo sento normalmente deriso, lo sento deridere in televisione, da politici importanti, da opinionisti. Perché l'idea invece che si vuole ripristinare è quella che Basso in Costituente confuta: l'idea della contrapposizione tra individuo e Stato, lo Stato visto come il "Moloch".
Il Moloch sapete cos'era? 
[azionare la musichetta prima di leggere] Il Moloch era, nella religione fenicio-cartaginese, una fornace enorme in cui ritualmente venivano buttati i figli primogeniti in sacrificio umano, cioè venivano bruciati vivi in nome dell'interesse generale quando c'era una qualche crisi, una carestia, una guerra che si stava perdendo.
A questa idea terrificante - no? -, questa idea che lo Stato sia un Moloch, che poi è ripresa dai filosofi del '600, del '700  normalmente avevano di fronte i Monarchi assoluti dell'epoca, ma certamente non si può con onestà intellettuale definire un Moloch lo Stato configurato dalla Costituzione democratica fondata sul lavoro. 
Oggi c'è tutto l'interesse a definire Moloch la Costituzione e la democrazia fondata sul lavoro per poter attribuire al potere dei lavoratori, al potere democratico sostanziale un'accezione negativa. 
Per poter dire che invece ci sarà sempre "un'altra versione più bella", che lo Stato comunque è cattivo, lo Stato comunque ci opprime, lo Stato comunque è qualcosa da cui guardarsi! Di impenetrabile e intrinsecamente corrotto e ingannevole!
Questa è l'idea terrificante - no? -, opposta alla Costituzione e che naturalmente è preparatoria a un'altra idea: se il nostro Stato è così, se noi siamo così, che siamo ingannati e anche pelandroni è meglio che ci facciamo deregolare tutto da un Trattato internazionale! È meglio un Trattato internazionale in cui le regole siano dettate da altri Stati, da altri paradigmi che sono così meglio di noi che siamo inguaribili sia quando ci organizziamo in Stato, sia come cittadini nella nostra vita e nella nostra attività
Allora, quindi l'articolo 3 dice proprio questo: Lo Stato interviene! lo Stato interviene per redistribuire, per rimuovere gli ostacoli che impediscono che ogni essere umano abbia le stesse possibilità di esprimere, nella vita sociale nella sua comunità, tutto il valore di cui è portatore. Cioè, si ha un'idea intrinsecamente egualitaria, sostanzialmente egualitaria per cui ogni essere umano ha un potenziale e la mancata espressione di questo potenziale è dovuta a ostacoli della struttura sociale, della struttura della distribuzione della ricchezza e del reddito.


Questo articolo, è messo in serio pericolo, si potrebbe dire quasi minacciato, da un altro articolo 3, quello di Maastricht, un trattato internazionale appunto:

L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico”. (sembra innocuo vero?)

[Per una strana coincidenza della storia due tra i principi fondanti della Repubblica Italiana e dell' Unione Europea sono rinvenibili nei rispettivi articoli 3 della Costituzione e del Trattato di Maastricht]

Bisognerebbe saper leggere questa previsione così importante. Una cosa la sappiamo perfettamente: che non parliamo di cooperazione ma di competizioni.
La cooperazione è più un obbligo degli Stati a cooperare affinché si realizzi il modello dell'economia sociale di mercato fortemente competitiva basata sulla stabilità dei prezzi. Quindi la cooperazione sta nell' assecondare o sottomettersi a questo modello, ma il modello in sé non è cooperativo lo dice il suo stesso testo. 
Ma chi deve competere? Devono competere i sistemi Stato
Cioè gli Stati coinvolti in questo Trattato devono fortemente competere fra loro attraverso il sistema dei vantaggi comparati, quindi sarà una competizione reciproca  per prevalere  nella gerarchia della creazione del valore aggiunto, nell'accaparrarsi le produzioni e i settori di mercato più importanti a scapito degli altri. 
Stabilità dei prezzi e piena occupazione sono un concetto molto particolare. 
Arrivare alla stabilità dei prezzi significava perseguire politiche di deflazione che per definizione tendono all'amplificazione della disoccupazione per un meccanismo molto semplice: se viene favorita la precarizzazione del rapporto di lavoro e viene diminuita la domanda di lavoro, in particolare perché viene aumentato il carico fiscale e viene diminuita la spesa pubblica - da qui l'importanza  di collegare a quella regola della stabilità dei prezzi dei limiti al deficit pubblico e al debito pubblico - se io opererò in questa maniera avrò una disoccupazione più ampia che tenderà a convincere, a persuadere con la sua brutale realtà le persone a smettere di rivendicare aumenti salariali - che sono considerati i principali responsabili dell'inflazione, cioè i principali fattori controllabili dall'aumento dell'inflazione - o addirittura ad accettare di entrare sul mercato del lavoro a salari, a remunerazioni ( l' espressione "salario" non va più di moda) decrescenti. Questo meccanismo porta giù naturalmente l'inflazione. 
Il Trattato  parla, quindi, di piena occupazione in quanto subordinata alla stabilità dei prezzi - subordinazione e anche replicata  "nella mission" fondamentale della Banca Centrale Europea -  l'obiettivo dei livelli occupazionali è subordinato a quello prioritario e irrinunciabile, inderogabile della stabilità dei prezzi. 

Quando arriverò ad aver stabilito un sistema del genere: fortissima competizione secondo i vantaggi comparati, quindi "mors tua vita mea",  e  disoccupazione e piena occupazione subordinata dalla stabilità dei prezzi significa che vorrò perseguire qualsiasi livello di disoccupazione, QUALSIASI, purché compatibile con la stabilità dei prezzi. 
Questo è un principio che è espresso, non nascosto nelle nelle fonti applicative che sono state emanate dalle istituzioni europee che infatti prevedono che la disoccupazione ideale, quella che si lega anche all'equilibrio fiscale del pareggio strutturale di un bilancio: è il cosiddetto NAIRU, Non Axel Rating Infective Reitman Unemployment, cioè il livello di disoccupazione che non accelera l'inflazione. Dirlo più di chiaramente di così non potrebbero. 
Esiste, cioè una piena occupazione vera, effettiva, che accelera l'inflazione. Perché se io riempio le produzioni, riempio di redditi le persone e le persone saranno - diciamo - disponibili, l'economia "tira", si "riscalda". L'economia interna nazionale si riscalda. La gente tenderà a comprare di più perché avrà più soldi da spendere, perché ha più lavoro, ha più sicurezza, potrà avere una propensione ai consumi maggiore, salari più alti e stabilità di lavoro e tendenzialmente questo porterà - ovviamente - anche gli imprenditori a voler investire, questo provoca altra occupazione. Tutto questo sembra bello, ma a noi sì perlomeno. Alla nostra Costituzione sembra bello, invece all'Europa no.

Tutto questo è visto come inflazionistico e quindi come non competitivo perché se l'inflazione è alta i miei prezzi, sia in comparazione sia col resto del mondo, sia specialmente come ben sanno i tedeschi con gli altri paesi della stessa organizzazione internazionale di mercato unico liberoscambista, aumenteranno di più. Quindi diventeranno meno competitivi. 
La logica della competizione e della stabilità dei prezzi sono esattamente queste: io devo privilegiare la crescita e quindi devo dimensionare l'occupazione sulla mia competitività sui mercati esteri, sulle mie esportazioni. Quello che è incompatibile con questo va drasticamente eliminato. Dico drasticamente perché quello che abbiamo subìto da Maastricht in poi è abbastanza drastico. In particolare modo per i più giovani.

SCENDIAMO NEL PRATICO:
Il giovane laureato (anche diplomato) che che si sedeva prima di Maastricht davanti a un reclutatore di qualsiasi impresa privata ed ascoltava più o meno questa offerta: "Guarda, io ti posso far fare uno stage a 500 euro al mese" - se sei fortunato perché se no te ne danno 250-  
prima poteva rispondere: "No grazie" perché ho vinto il concorso da tecnico comunale  presso il Comune di ..., quindi potendo scegliere fra 250/300 Euro al mese e invece una dignità del lavoro, non c'era la lotta per cui non si azzardavano o meglio non era competitivo un privato che volesse assumere chi aveva queste alternative - no? - ma se tu togli la domanda di lavoro pubblico perché fai il blocco del turn over per cui  a malapena vengono in parte rimpiazzati coloro che vanno in pensione avrai certamente un invecchiamento enorme dei ruoli del pubblico impiego, ma sicuramente quello che hai è che non entrano i giovani.
I quali non hanno scelta, quindi devono accettare le condizioni del mercato del lavoro che oltretutto, a loro volta, sono condizionate dal vincolo della stabilità dei prezzi, che a sua volta è condizionato dalle limitazioni del deficit e della spesa pubblica, cioè dal fatto che  le imprese saranno private della domanda pubblica, cioè poco lavoreranno le imprese, molto meno, sempre di meno, sempre di meno sugli investimenti in conto capitale, sull'investimento pubblico in generale, sulla stessa spesa pubblica corrente, perché molte per imprese una parte consistente del loro fatturato era realizzata col settore pubblico che chiedeva beni e servizi. 
... e tutto questo viene considerato virtuoso. Virtuoso perché ci rende competitivi, ci rende virili e pronti alla lotta sui Mercati internazionali. La famosa la sfida della Globalizzazione. 
Per cui se tu non sei capace di reggere questa sfida sei il perdente della globalizzazione, cioè un sottoccupato precario a singhiozzo per di più sei anche sanzionato da una condanna morale, sei un incapace, non sei all'altezza, c'è chi ce la fa, se ce la fa un!!! ce la possono fare tutti. Tutto questo deriva dalla disarticolazione sistematica dell'intervento dello Stato, quale previsto dalla Costituzione.

ED IO? 
Io se mi tessererò nel 2018 sarà solo per portare avanti un cambio radicale del PD che preveda la presentazione di una lista con questi 4 semplici punti (ai quali se ne possono aggiungere anche altri chiaramente):

1) Prevalenza della nostra Costituzione sul diritto comunitario.
2) Produzione delle condizioni necessarie a perseguire la PIENA OCCUPAZIONE nel Paese
3) Considerare occupato solo chi ha una remunerazione che gli consenta di vivere dignitosamente 
4) Ripristino del finanziamento pubblico ai partiti.

Spero di trovare qualcuno più autorevole di me per portare avanti questa "Prospettiva Socialista" del partito, altrimenti farò da solo. Non posso più tacere.

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