Stai a commette 'no sbajo,
credime sei caduta in errore
fidete hai preso un grosso abbajo
hai scambiato il peccato cor peccatore
Nun te crede che me so innamorato
er core mio è insensibile e permaloso,
quer giorno che t'ho baciato
l'ho fatto solo perchè invidioso
volevo anche io essere come la gente normale
provare quer che tra coppie se chiama amore,
me ne so accorto in tempo meno male,
sta vorta lo stavo a fa io l'errore.
Che poi normale ce non ce so mai stato
non ho mai risposto, ho sempre domandato
trasognato, sempre cor cervello impicciato
non ho capito se me c'hanno fatto o ce so diventato
In amore abbisogna dare certezze
e a me me viene solo da fatte le carezze
abbisogna pensare non all' oggi ma a domani
e a me me piace tanto baciatte i diti delle mani
Me viene da strignete forte nel mio petto
senza pensare a quel che potra' succede
e sospirare in sieme a te nel mio letto,
o venitte vicino quando te metti a sede
Me viene da guardatte palmo palmo
per vedere se sei vera o meno
scendere giu'con un gesto calmo
e massaggiatte piano piano il seno
le labbra mie parono appicciate
alle tue in un bacio senza tempo
poi interpreto le tue ciglia aggrottate
per capire a cosa pensi nel frattempo.
Ma credime non c'è momento più speciale
de quando il naso tuo s'avvicina la mio
mica lo so se la gente normale
prova quello che sto provando io.
Allora forze forze me vie' un sospetto.
Che sia la gente normale che commetta un errore?
chi insicuro de se cerca nell'altro un progetto
L'ha veramente capito che vor di amore?
La gente non è più abituata a seguire il sentimento
Bisogna esse come un naufrago ner mare
che privato de ogni punto de riferimento
je rimane solo che da retta ar core.
Non c'ave remora delle tue paure.
Consolate che se se sbajamo,
armeno noi
se sbajamo solo in due.
Orientamento e spirito di sopravvivenza spingono l'autore di questo blog a continuare a scriverlo.
mercoledì 28 dicembre 2016
Vangelo Di Giovanni (8, 32)
(avviso ai lettori: questo post è particolarmente complesso da scrivere, per questo verrà ultimato in più puntate fino alla versione definitiva... Keep Calm... oppure alla Branduardi)
iniziamo dunque:
Veritas vos Liberat,
inizia così uno dei miei passi preferiti del vangelo. Di Giovanni.
Se si tiene conto del contesto in cui il versetto si colloca non sfugge però la sua componente altamente drammatica, una donna è stata sorpresa in adulterio, sta per essere processata e lapidata come legge prevede, poi arriva lui, il cavajere nero.
Nella storia, tra verità e libertà si dà sempre inevitabilmente una tensione.La Verità in senso pieno si offre, e non può non farlo, come assoluta, totalizzante; la libertà, sua interlocutrice propria, d’altra parte, non accetta coercizioni.
Le lettura di due, (ecco il primo ed ecco il secondo) articoli mi spinge a cercare la verità, anzitutto scrivendola qui. Perché? --------------------------> clicca qui e lo scoprirai.
Iniziamo con la prima verità: quella su me stesso.
Ho partecipato una volta alle primarie dei Giovani Democratici e una volta al congresso dei Giovani Democratici di Roma. Congresso che poi si è svolto a livello regionale ed anche nazionale.
Una premessa è d'obbligo:
I Giovani Democratici sono stati per me un pezzo di cuore. Non ho mai incontrato un Giovane Democratico che non avesse passione e amore per l'attività politica che spesso è fatta di volantinaggi, banchetti, Feste dell' Unità dove si svolgono lavori per quasi 12 ore al giorno in cambio di un panino, una birra e una discussione sulla politica internazionale di ieri, di oggi e di domani. Insomma in una parola sola Militanza. I Giovani Democratici sono Militanza pura.
Sono stato eletto due volte consecutive Presidente dei Giovani Democratici di Roma. All'unanimità, neanche un astenuto.
Bravo direte voi, ma io non posso dirmelo perché ho la coscienza sporca.
Durante le primarie dei Giovani Democratici del 2008, un'idea ritenuta folle da tutti tranne che dall'allora segretario Veltronio.
Si chiedeva a ragazzi dai 16 ai 30 anni di portare gli amici al voto nelle piazze. Ci opponemmo tutti, ma le primarie vennero digerite dall’allora Comitato promotore nazionale dei Giovani Democratici solo a causa alle pressioni di Walter Veltroni, allora segretario del PD, che minacciò di “staccare la luce” nel caso queste non si fossero tenute. Ci minacciò di spegnerci la luce se non avessimo fatto le primarie. Effettivamente la luce la spense, ma facendocele fare.
L’esperienza delle primarie del 2008 ha lasciato molte perplessità in moltissimi militanti e dirigenti dei Giovani Democratici, che non sono un’organizzazione che concorre alle elezioni: alla fine si presentarono ai seggi quasi esclusivamente gli iscritti, che sarebbero stati comunque consultati in un congresso, e nei luoghi in cui gli organi dirigenti erano contesi da più gruppi andarono a votare più gli amici e i parenti dei candidati che chi era realmente interessato alla politica.
All' epoca c'era la Sinistra Giovanile e i Giovani della Margherita. Ai più illuminati l'obbiettivo apparve subito chiaro. Da due bisognava diventare uno. Dovevamo riuscire ad amalgamarci. Se non ci fossimo riusciti noi come avrebbero potuto amalgamarsi i dirigenti del PD che aveano anni di storia e percorsi diversi alle spalle?
Ci fu un accordo.
La prova che l'operazione alchemica riuscì la riscontrammo durante la mia prima Festa dell'Unità, Lo slogan generale della festa era "Mescolati non Agitati", frase celebre del Martini di James Bond: "Vodka Martini, shaken not stirred".
Io suggerì uno slogan alternativo per Giovani Democratici di Roma, piacque e fu subito scelto"Mescolati e Agitati".
Agitati perché bisognava cambiare il modo di vedere la città e perché eravamo ansiosi di fare.
Torniamo a noi: Non sono mai stato un Giovane della Margherita, conoscevo di vista delle persone, quello si, persone con passione politica come me. La Sinistra Giovanile non sapevo nemmeno cosa fosse.In una di queste riunioni si decide per non litigare che le cariche verranno distribuite tra appartenenti alla Margherita ed appartenenti ai DS equamente. Non c'era ancora un percorso comune di militanza, impossibile dunque valutare il merito, ogni organizzazione avrebbe fatto un nome, a seconda dei percorsi che erano stati fatti nelle stesse.
Io pochi mesi prima, fui eletto come Consigliere Municipale del Municipio Roma XVII. Presi 373 preferenze, risultai il primo degli eletti ed anche il più giovane. Ero alla mia prima esperienza in politica, ed avevo fatto il botto, come si dice in gergo. Un bottarello magari, ma sempre di rumore si trattava.
Venne fuori il mio nome come Presidente dei Giovani Democratici di Roma. Ora l'unica cosa da fare era essere eletto nell'assemblea che avrebbe dovuto votare le cariche.
Vennero a votare per me e la mia"quartina" (bisognava esprimere due preferenze per l'assemblea cittadina e due per l'assemblea nazionale) una cinquantina di amici. Uno sforzo immane.
Perché una persona dovrebbe andare a votare per formare un organizzazione giovanile di un partito, in cui tutti quelli che ne volevano fare parte erano candidati?
Forse si pretendeva che qualche candidato non si votasse e votasse un altro. Mistero.
Il processo di partecipazione democratica, divenne ben presto una conta a chi aveva più amici, che nell'ottica di formare un organizzazione nuova, di un partito nuovo, poteva anche essere producente.
Almeno avremmo informato il Paese, la Regione, La Città o se non altro gli amici, della nostra esistenza.
Votai come segretario nazionale per Giulia Innocenzi, non l'ho mai conosciuta, era amica di un amica.
All'epoca ero Caporedattore di un giornale, che oggi ha cambiato nome,si chiamava (Iniziativa.info)*. Alcuni della redazione erano candidati (c'era penuria anche di candidati), altri ci vennero a votare. Sul giornale facemmo un pochino di pubblicità.
Bene è inutile girarci intorno, mi dissero che in un particolare gazebo c'era la possibilità di far votare gli amici anche se questi non si erano presentati. Lo feci. Presi 120 voti. Eletto. in assemblea fui nominato Presidente.
A giudicare dal numero dei votanti (130.000!!!) in quelle primarie non fui l'unico. Ma nel nostro diritto le responsabilità sono sempre individuali. Quindi parlo per me. Io ho BARATO.
2) Nel 2012, non ci furono le primarie ma un congresso per tesi, la dirigenza nazionale si accorse che dopo la presa in giro delle primarie di tre anni prima, una replica sarebbe stata troppo per un organizzazione che ormai si era formata e camminava con le proprie gambe. Ciò suscito in me una reazione.
Da Roma, abbiamo contribuito al congresso con le nostre idee. Non con schede di votazione in cui si poteva scrivere soltanto un nome.
Non posseggo più il documento che avevamo elaborato, ma conteneva certo (altrimenti non lo avrei firmato )un appello al Partito Democratico di curarsi delle Periferie Sociali della nostra società e una forte critica alla BCE, poiché organo non elettivo di controllo della sovranità monetaria.
Quell'anno alla Festa dell'unità, decidemmo di mettere dei manichini, simbolo delle persone che dovevano essere alla Festa dell'Unità, perché dovevano sentirsi da noi come se fossero a casa loro, invece non ne vedevamo traccia:
Il Precario, Il Lavoratore del Cantiere, La Ragazza Incinta senza tutele lavorative, l'Immigrato, Il Giovane Laureato in cerca del primo impiego, Il Pensionato che non arriva alla fine del mese.
Durante l'assemlea Romana davati a 200 giovani democratici, fu proposta la mia candidatura come Presidente.
Risultato? Rieletto Presidente all'unanimità, per alzata di mano. Neanche un astenuto. Uno dei momenti più emozionanti della mia vita, la mia voce era tradita dall'emozione nel discorso di accettazione del'incarico.
Sottolineo solo che il candidato Sindaco di Roma alle primarie del centro sinistra IGNAZIO MARINO, raccolse le firme necessarie per la sua candidatura circa (1000) in solo una giornata. Mentre gli altri candidati ci avevano messo mesi, girando circolo per circolo.
Bene come diceva Flaiano, che non è un personaggio dell'antica Roma, la faccenda fin'ora descritta
"E' Grave ma non Seria".
Veniamo alle cose serie:
Smettiamo di fare gli struzzi, ho detto proprio struzzi... non ho sbagliato vocale, smettiamo nasconderci con le testa sotto la sabbia.
Ora se ci sono delle cose che ho imparato dalla mia esperienza sono queste:
1) I congressi di partito, quantomeno quelli delle organizzazioni locali, si devono fare per tesi.
Su questa ipotesi concordo con Roberto Morassut
Mi chiedo, quale cittadino romano, è interessato a partecipare all'elezione del segretario del Pd di Roma?
Viviamo in una Città dove la maggioranza dei cittadini, non si ricorda neanche che Roma è divisa in municipalità. Se uscissi per strada adesso e chiedessi il nome del Presidente del Municipio che governa la frazione di territorio dove il passante abita, credo che le risposte potrebbero assomigliare a queste. Cioè a quello che sanno i nostri parlamentari sull'Europa.
Non volevo con questa ultima affermazione siminuire la proposta politica, scusate, il documento degli ex candidati Presidente dei Municipi di quello mi occuperò più avanti.
Quindi trovo inevitabile, e l'inevitabilità è una cosa che non si può evitare, che il Partito Democratico svolga il suo congresso in maniera autonoma dall'elettore.
Mi chiederete voi: Si ma come garantire che all'interno del Partito Democratico si sia"Un confronto aperto: a tutto il nostro elettorato, a chi ci ha sostenuto anche nell’ultima campagna elettorale, con entusiasmo e abnegazione, a quanti ci hanno votato riconoscendo il nostro impegno per la città, ma anche a quanti hanno deciso di non votarci per dare un segnale ancora più forte: la necessità di una rigenerazione del Partito Democratico a Roma" Cit. se non si ascoltano i cittadini?
Diceva la Professoressa Buonocore, ricordate : Non si possono sommare insiemi non omogenei. Votare un partito non significa farne parte. Basterebbe fare una semplice proporzione tra i Milioni di Voti presi dal Partito Democratico e le Migliaia di tesserati al Partito Democratico.
non servi che vi ricordi che 1000 è la radice quadrata di 1.000.000
Tre volte zero, 000 di differenza di ordine di grandezza. Come voler riempire il mare con dei bicchieri d'acqua.
L'elettore, anche l'elettore del PD, che vota Pd dal 2008 e sempre lo voterà, ha tutto il diritto di non voler partecipare alla vita del PD, di non elaborare proposte. Ha invece il diritto di giudicare le proposte che il PD presenta per governare la città e se vuole di votarle. Alle elezioni.
Non è che possiamo pretendere che gli elettori del PD abbiano bello e pronto un programma che possiamo, noi che ne facciamo parte, prendere in prestito e poi riproporglielo in salsa partitica, magari mischiandoci qualche parola sull'atifà e scrivendo alla fine "Se non ora quando?" ... "NON CONFINA"....
No, bisogna studiare.
Perchè non studiando siamo arrivati alla forma ultima e più primordiale dell' Italiano che non ha studiato. Il Benaltrismo.
Bisogna aprirsi agli elettori, dopo aver eleborato una proposta e non prima di elaborarla. Altrimenti si rischia di non essere universali, di non parlare a tutti, ma solo di tutelare interessi. Si rischia di avvitarsi sulla politica del NIMBY, ovvero "L' atteggiamento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico o non, che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite."
Porto un esempio, se ai fantastici ex candidati Presidente del Pd chiedessimo: " Roma ormai è al tracollo, abbiamo bisogno di una nuova discarica dove la costruiamo?
Risposta:" Noi non vogliamo discariche nel territorio del Comune di Roma"
Domanda: "E allora dei rifiuti che ne facciamo"
Risposta: " Paghiamo ed esportiamoli in Svezia, li li usano per produrre energia"
E tutti i cittadini saranno costretti a pagare il prezzo della non volontà del politico legato al territorio, di voler fare il bene del tutto, scontentando una parte di territorio.
Siamo in una democrazia rappresentativa, scelgo dei rappresentanti perchè governino e prendano delle scelte scomode per mio conto.
Se devo farlo io a voi che ve pago a fare? Allora mettiamo i cittadini al governo... stiamo vedendo i risultati di questo ragionamento.
Dobbiamo scongiurare il pericolo di questa deriva dell'inutilità del ruolo dei partiti nella nostra società, siamo il più grande Partito d'Italia. Ce lo chiede la storia presente, passata e futura.
2) Altrimenti arriviamo dritti dritti a questo: http://www.unita.tv/opinioni/morassut-fondiamo-i-democratici/
Non ne sarò complice. Non questa volta.
3) Abolizione Simul Simul
4) Nuovo futuro Urbano della Città
5) Abolizione del Patto di stabilità
iniziamo dunque:
Veritas vos Liberat,
inizia così uno dei miei passi preferiti del vangelo. Di Giovanni.
Se si tiene conto del contesto in cui il versetto si colloca non sfugge però la sua componente altamente drammatica, una donna è stata sorpresa in adulterio, sta per essere processata e lapidata come legge prevede, poi arriva lui, il cavajere nero.
Nella storia, tra verità e libertà si dà sempre inevitabilmente una tensione.La Verità in senso pieno si offre, e non può non farlo, come assoluta, totalizzante; la libertà, sua interlocutrice propria, d’altra parte, non accetta coercizioni.
Le lettura di due, (ecco il primo ed ecco il secondo) articoli mi spinge a cercare la verità, anzitutto scrivendola qui. Perché? --------------------------> clicca qui e lo scoprirai.
Iniziamo con la prima verità: quella su me stesso.
Ho partecipato una volta alle primarie dei Giovani Democratici e una volta al congresso dei Giovani Democratici di Roma. Congresso che poi si è svolto a livello regionale ed anche nazionale.
Una premessa è d'obbligo:
I Giovani Democratici sono stati per me un pezzo di cuore. Non ho mai incontrato un Giovane Democratico che non avesse passione e amore per l'attività politica che spesso è fatta di volantinaggi, banchetti, Feste dell' Unità dove si svolgono lavori per quasi 12 ore al giorno in cambio di un panino, una birra e una discussione sulla politica internazionale di ieri, di oggi e di domani. Insomma in una parola sola Militanza. I Giovani Democratici sono Militanza pura.
Sono stato eletto due volte consecutive Presidente dei Giovani Democratici di Roma. All'unanimità, neanche un astenuto.
Bravo direte voi, ma io non posso dirmelo perché ho la coscienza sporca.
Durante le primarie dei Giovani Democratici del 2008, un'idea ritenuta folle da tutti tranne che dall'allora segretario Veltronio.
Si chiedeva a ragazzi dai 16 ai 30 anni di portare gli amici al voto nelle piazze. Ci opponemmo tutti, ma le primarie vennero digerite dall’allora Comitato promotore nazionale dei Giovani Democratici solo a causa alle pressioni di Walter Veltroni, allora segretario del PD, che minacciò di “staccare la luce” nel caso queste non si fossero tenute. Ci minacciò di spegnerci la luce se non avessimo fatto le primarie. Effettivamente la luce la spense, ma facendocele fare.
L’esperienza delle primarie del 2008 ha lasciato molte perplessità in moltissimi militanti e dirigenti dei Giovani Democratici, che non sono un’organizzazione che concorre alle elezioni: alla fine si presentarono ai seggi quasi esclusivamente gli iscritti, che sarebbero stati comunque consultati in un congresso, e nei luoghi in cui gli organi dirigenti erano contesi da più gruppi andarono a votare più gli amici e i parenti dei candidati che chi era realmente interessato alla politica.
All' epoca c'era la Sinistra Giovanile e i Giovani della Margherita. Ai più illuminati l'obbiettivo apparve subito chiaro. Da due bisognava diventare uno. Dovevamo riuscire ad amalgamarci. Se non ci fossimo riusciti noi come avrebbero potuto amalgamarsi i dirigenti del PD che aveano anni di storia e percorsi diversi alle spalle?
Ci fu un accordo.
La prova che l'operazione alchemica riuscì la riscontrammo durante la mia prima Festa dell'Unità, Lo slogan generale della festa era "Mescolati non Agitati", frase celebre del Martini di James Bond: "Vodka Martini, shaken not stirred".
Io suggerì uno slogan alternativo per Giovani Democratici di Roma, piacque e fu subito scelto"Mescolati e Agitati".
Agitati perché bisognava cambiare il modo di vedere la città e perché eravamo ansiosi di fare.
Torniamo a noi: Non sono mai stato un Giovane della Margherita, conoscevo di vista delle persone, quello si, persone con passione politica come me. La Sinistra Giovanile non sapevo nemmeno cosa fosse.In una di queste riunioni si decide per non litigare che le cariche verranno distribuite tra appartenenti alla Margherita ed appartenenti ai DS equamente. Non c'era ancora un percorso comune di militanza, impossibile dunque valutare il merito, ogni organizzazione avrebbe fatto un nome, a seconda dei percorsi che erano stati fatti nelle stesse.
Io pochi mesi prima, fui eletto come Consigliere Municipale del Municipio Roma XVII. Presi 373 preferenze, risultai il primo degli eletti ed anche il più giovane. Ero alla mia prima esperienza in politica, ed avevo fatto il botto, come si dice in gergo. Un bottarello magari, ma sempre di rumore si trattava.
Venne fuori il mio nome come Presidente dei Giovani Democratici di Roma. Ora l'unica cosa da fare era essere eletto nell'assemblea che avrebbe dovuto votare le cariche.
Vennero a votare per me e la mia"quartina" (bisognava esprimere due preferenze per l'assemblea cittadina e due per l'assemblea nazionale) una cinquantina di amici. Uno sforzo immane.
Perché una persona dovrebbe andare a votare per formare un organizzazione giovanile di un partito, in cui tutti quelli che ne volevano fare parte erano candidati?
Forse si pretendeva che qualche candidato non si votasse e votasse un altro. Mistero.
Il processo di partecipazione democratica, divenne ben presto una conta a chi aveva più amici, che nell'ottica di formare un organizzazione nuova, di un partito nuovo, poteva anche essere producente.
Almeno avremmo informato il Paese, la Regione, La Città o se non altro gli amici, della nostra esistenza.
Votai come segretario nazionale per Giulia Innocenzi, non l'ho mai conosciuta, era amica di un amica.
All'epoca ero Caporedattore di un giornale, che oggi ha cambiato nome,si chiamava (Iniziativa.info)*. Alcuni della redazione erano candidati (c'era penuria anche di candidati), altri ci vennero a votare. Sul giornale facemmo un pochino di pubblicità.
Bene è inutile girarci intorno, mi dissero che in un particolare gazebo c'era la possibilità di far votare gli amici anche se questi non si erano presentati. Lo feci. Presi 120 voti. Eletto. in assemblea fui nominato Presidente.
A giudicare dal numero dei votanti (130.000!!!) in quelle primarie non fui l'unico. Ma nel nostro diritto le responsabilità sono sempre individuali. Quindi parlo per me. Io ho BARATO.
2) Nel 2012, non ci furono le primarie ma un congresso per tesi, la dirigenza nazionale si accorse che dopo la presa in giro delle primarie di tre anni prima, una replica sarebbe stata troppo per un organizzazione che ormai si era formata e camminava con le proprie gambe. Ciò suscito in me una reazione.
Da Roma, abbiamo contribuito al congresso con le nostre idee. Non con schede di votazione in cui si poteva scrivere soltanto un nome.
Non posseggo più il documento che avevamo elaborato, ma conteneva certo (altrimenti non lo avrei firmato )un appello al Partito Democratico di curarsi delle Periferie Sociali della nostra società e una forte critica alla BCE, poiché organo non elettivo di controllo della sovranità monetaria.
Quell'anno alla Festa dell'unità, decidemmo di mettere dei manichini, simbolo delle persone che dovevano essere alla Festa dell'Unità, perché dovevano sentirsi da noi come se fossero a casa loro, invece non ne vedevamo traccia:
Il Precario, Il Lavoratore del Cantiere, La Ragazza Incinta senza tutele lavorative, l'Immigrato, Il Giovane Laureato in cerca del primo impiego, Il Pensionato che non arriva alla fine del mese.
Durante l'assemlea Romana davati a 200 giovani democratici, fu proposta la mia candidatura come Presidente.
Risultato? Rieletto Presidente all'unanimità, per alzata di mano. Neanche un astenuto. Uno dei momenti più emozionanti della mia vita, la mia voce era tradita dall'emozione nel discorso di accettazione del'incarico.
Sottolineo solo che il candidato Sindaco di Roma alle primarie del centro sinistra IGNAZIO MARINO, raccolse le firme necessarie per la sua candidatura circa (1000) in solo una giornata. Mentre gli altri candidati ci avevano messo mesi, girando circolo per circolo.
Bene come diceva Flaiano, che non è un personaggio dell'antica Roma, la faccenda fin'ora descritta
"E' Grave ma non Seria".
Veniamo alle cose serie:
Smettiamo di fare gli struzzi, ho detto proprio struzzi... non ho sbagliato vocale, smettiamo nasconderci con le testa sotto la sabbia.
Ora se ci sono delle cose che ho imparato dalla mia esperienza sono queste:
1) I congressi di partito, quantomeno quelli delle organizzazioni locali, si devono fare per tesi.
Su questa ipotesi concordo con Roberto Morassut
Mi chiedo, quale cittadino romano, è interessato a partecipare all'elezione del segretario del Pd di Roma?
Viviamo in una Città dove la maggioranza dei cittadini, non si ricorda neanche che Roma è divisa in municipalità. Se uscissi per strada adesso e chiedessi il nome del Presidente del Municipio che governa la frazione di territorio dove il passante abita, credo che le risposte potrebbero assomigliare a queste. Cioè a quello che sanno i nostri parlamentari sull'Europa.
Non volevo con questa ultima affermazione siminuire la proposta politica, scusate, il documento degli ex candidati Presidente dei Municipi di quello mi occuperò più avanti.
Quindi trovo inevitabile, e l'inevitabilità è una cosa che non si può evitare, che il Partito Democratico svolga il suo congresso in maniera autonoma dall'elettore.
Mi chiederete voi: Si ma come garantire che all'interno del Partito Democratico si sia"Un confronto aperto: a tutto il nostro elettorato, a chi ci ha sostenuto anche nell’ultima campagna elettorale, con entusiasmo e abnegazione, a quanti ci hanno votato riconoscendo il nostro impegno per la città, ma anche a quanti hanno deciso di non votarci per dare un segnale ancora più forte: la necessità di una rigenerazione del Partito Democratico a Roma" Cit. se non si ascoltano i cittadini?
Diceva la Professoressa Buonocore, ricordate : Non si possono sommare insiemi non omogenei. Votare un partito non significa farne parte. Basterebbe fare una semplice proporzione tra i Milioni di Voti presi dal Partito Democratico e le Migliaia di tesserati al Partito Democratico.
non servi che vi ricordi che 1000 è la radice quadrata di 1.000.000
Tre volte zero, 000 di differenza di ordine di grandezza. Come voler riempire il mare con dei bicchieri d'acqua.
L'elettore, anche l'elettore del PD, che vota Pd dal 2008 e sempre lo voterà, ha tutto il diritto di non voler partecipare alla vita del PD, di non elaborare proposte. Ha invece il diritto di giudicare le proposte che il PD presenta per governare la città e se vuole di votarle. Alle elezioni.
Non è che possiamo pretendere che gli elettori del PD abbiano bello e pronto un programma che possiamo, noi che ne facciamo parte, prendere in prestito e poi riproporglielo in salsa partitica, magari mischiandoci qualche parola sull'atifà e scrivendo alla fine "Se non ora quando?" ... "NON CONFINA"....
No, bisogna studiare.
Perchè non studiando siamo arrivati alla forma ultima e più primordiale dell' Italiano che non ha studiato. Il Benaltrismo.
Bisogna aprirsi agli elettori, dopo aver eleborato una proposta e non prima di elaborarla. Altrimenti si rischia di non essere universali, di non parlare a tutti, ma solo di tutelare interessi. Si rischia di avvitarsi sulla politica del NIMBY, ovvero "L' atteggiamento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico o non, che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite."
Porto un esempio, se ai fantastici ex candidati Presidente del Pd chiedessimo: " Roma ormai è al tracollo, abbiamo bisogno di una nuova discarica dove la costruiamo?
Risposta:" Noi non vogliamo discariche nel territorio del Comune di Roma"
Domanda: "E allora dei rifiuti che ne facciamo"
Risposta: " Paghiamo ed esportiamoli in Svezia, li li usano per produrre energia"
E tutti i cittadini saranno costretti a pagare il prezzo della non volontà del politico legato al territorio, di voler fare il bene del tutto, scontentando una parte di territorio.
Siamo in una democrazia rappresentativa, scelgo dei rappresentanti perchè governino e prendano delle scelte scomode per mio conto.
Se devo farlo io a voi che ve pago a fare? Allora mettiamo i cittadini al governo... stiamo vedendo i risultati di questo ragionamento.
Dobbiamo scongiurare il pericolo di questa deriva dell'inutilità del ruolo dei partiti nella nostra società, siamo il più grande Partito d'Italia. Ce lo chiede la storia presente, passata e futura.
2) Altrimenti arriviamo dritti dritti a questo: http://www.unita.tv/opinioni/morassut-fondiamo-i-democratici/
Non ne sarò complice. Non questa volta.
3) Abolizione Simul Simul
4) Nuovo futuro Urbano della Città
5) Abolizione del Patto di stabilità
giovedì 22 dicembre 2016
Io so.
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.
martedì 20 dicembre 2016
#OstadiodaRoma, ovvero come un Partito può ritrovare sintonia con il popolo.
Scusate il ritardo.
Impegni improrogabili di lavoro mi hanno tenuto lontano da voi, miei adorati lettori.
D'altronde anche per noi geni la crisi si fa sentire (piuttosto a quale crisi siamo? quella del 2008? Quella del 2013 ? quella del 2017? bho! ), pertanto, una settimana l'anno anche noi privilegiati dobbiamo lavorare.
La leggendaria scena di Troisi (che potete vedere cliccando su "Scusate il ritardo), chiarisce in modo didascalico la condizione in cui si trova la sinistra, va bene... il centro-sinistra Italiano.
Lei il Centro Sinistra. Lui il Popolo.
Lui esordisce "Cesena 2 Napoli 1"
Lei dice " Tu non mi Capisci!"
Lui risponde:" che so' "sciemo"? se mi spieghi io capisco"
Lei piangendo "Lo vedi come sei ? Fai sempre di tutto per distruggere i momenti di affetto, di tenerezza! Forse sono io che pretendo troppo da te! Forse per me essere innamorati vuol dire una cosa e per te un' altra, io mi ero buttata così di getto in questa cosa che non ho fatto in tempo a capire che, forse, forse a te non te ne frega troppo! Poi è così chiaro io ti amo e tu non mi ami è una cosa che succede così spesso e io sto qua a fare tutte ste'... tutte ste'..."
Tutte stè...Domande.
Domande del tipo:
1- Governabilità o rappresentanza?
Questo è il dilemma che attanaglia la mente dei Piddini (iscritti al PD che, non riescono ad integrarsi nello spazio tempo, ovvero si pongono le domande giuste nel momento sbagliato) in questo periodo di post-Assemblea Nazionale.
Enzo G. Castellari ha un metodo infallibile per capire se ci stiamo facendo le domande sbagliate o quelle giuste. Ecco, voi alla domanda "rappresentanza o governabilità" come rispondereste? Questione pleonastica. Quindi possiamo tralasciare l'argomento.
2- Come facciamo a ri-sintonizzare il partito con il popolo?
Questa volta la domanda è proposta dal Segretario: " ri- sintonizzarsi con il popolo, questa "entità" trascurata da chi vive tra twitter e la Leopolda" , e dal Presidente del PD : Matteo Orfini.
La risposta, questa volta, ce la fornisce Daniele Urso a pagina 237 del libro: Nucleare siamo Bravi, Furbi o Folli?
Gli italiani sono "Benaltristi"
Siamo 59,83 milioni di allenatori della nazionale. 59,83 milioni di costituzionalisti. 59.82999 di disonesti.
Ora sulla Costituzione non siamo riusciti a sintonizzarci con il Popolo. Sull' Honestà, c'è poco da fare, in quanto ogni Italiano crede che gli altri 59,82999 siano disonesti. Che rimane?
Il Calcio. Più in generale lo Sport.
Non so come se la passino le altre Città della Penisola, ma la mia Roma, città, sta messa molto male.
Sono almeno 5 anni che le due maggiori società sportive, ma anche le più piccole, stazionano in un limbo che deteriora le anime di tutti gli sportivi, i tifosi e gli appassionati di sport della Capitale.
C'è carenza di strutture, quelle che ci sono sono fatiscenti o antieconomiche.
Da parte di Virgenious Raggi fioccano i NO! Col suo super assessore che rappresenta il più becero anti-progressismo che lo stalinismo d'antan sa mettere in campo.
Il Partito Democratico che soluzione ha? Parliamone! O altrimenti rischiamo di fare la fine degli ortotteri che come Penelope di giorno fanno la loro tela e di notte la disfano.
Sto stadio de la Roma, Ce serve o Non Ce serve? Io dico che Ce serve Ce serve. (a che punto sono arrivato, per salvar e il mio partito me sto quasi a svende la fede calcistica).
Ecco vorrei che il mio Partito prendesse una posizione UNIVOCA sulla questione. Vorrei poter dire ai miei Lettori, che, giustamente, non occupano tutte le ore delle loro giornate a discutere se è meglio il Mattarellum o il Proporzionale e che urlerebbero volentieri al Presidente di Seggio dopo aver votato ( o al ministro Poletti) il canto del lavoratore Italiano andato all'estero per lavoro,:
ER PIDDI OSTADIODAAROMA O VOLE FA!
Non solo ostadiodaaroma o volemo fa, ma volemo pure valorizzare "er Flaminio", magari dandolo alla Lazio, quella si' "ente morale" e polisportiva più grande d'Europa, che farebbe del vecchio stadio, mancpiu'bonopeaserieC il centro di tutto lo sport cittadino.
Ecco questo volantino io credo che sarebbe il più ben accetto da quando l'omo inventò il PD. Soprattutto tra i Tassinari.
E allora sì! la domanda:
3 - Ma noi delle sezioni che ce stamo a fa'?
Domanda che si pongono i dirigenti dei Circoli del PD che stanno con l'orecchio a terra come gli indiani per sentire il territorio, ma le cui grida non raggiungono le orecchie dei parlamentari e dei dirigenti nazionali, che sono costretti addirittura a gridare all'Assemblea Nazionale il loro disagio e quello degli iscritti, troverebbe risposta:
NOI ER VOLERE DER POPOLO LO SENTIMO, LO RIELABORAMO IN PROPOSTA POLITICA VALIDA PER TUTTI E LO PORTAMO AVANTI. PERCHE' ? PERCHE' L'AVEMO DECISO TUTTI INSIEME.
Impegni improrogabili di lavoro mi hanno tenuto lontano da voi, miei adorati lettori.
D'altronde anche per noi geni la crisi si fa sentire (piuttosto a quale crisi siamo? quella del 2008? Quella del 2013 ? quella del 2017? bho! ), pertanto, una settimana l'anno anche noi privilegiati dobbiamo lavorare.
La leggendaria scena di Troisi (che potete vedere cliccando su "Scusate il ritardo), chiarisce in modo didascalico la condizione in cui si trova la sinistra, va bene... il centro-sinistra Italiano.
Lei il Centro Sinistra. Lui il Popolo.
Lui esordisce "Cesena 2 Napoli 1"
Lei dice " Tu non mi Capisci!"
Lui risponde:" che so' "sciemo"? se mi spieghi io capisco"
Lei piangendo "Lo vedi come sei ? Fai sempre di tutto per distruggere i momenti di affetto, di tenerezza! Forse sono io che pretendo troppo da te! Forse per me essere innamorati vuol dire una cosa e per te un' altra, io mi ero buttata così di getto in questa cosa che non ho fatto in tempo a capire che, forse, forse a te non te ne frega troppo! Poi è così chiaro io ti amo e tu non mi ami è una cosa che succede così spesso e io sto qua a fare tutte ste'... tutte ste'..."
Tutte stè...Domande.
Domande del tipo:
1- Governabilità o rappresentanza?
Questo è il dilemma che attanaglia la mente dei Piddini (iscritti al PD che, non riescono ad integrarsi nello spazio tempo, ovvero si pongono le domande giuste nel momento sbagliato) in questo periodo di post-Assemblea Nazionale.
Enzo G. Castellari ha un metodo infallibile per capire se ci stiamo facendo le domande sbagliate o quelle giuste. Ecco, voi alla domanda "rappresentanza o governabilità" come rispondereste? Questione pleonastica. Quindi possiamo tralasciare l'argomento.
2- Come facciamo a ri-sintonizzare il partito con il popolo?
Questa volta la domanda è proposta dal Segretario: " ri- sintonizzarsi con il popolo, questa "entità" trascurata da chi vive tra twitter e la Leopolda" , e dal Presidente del PD : Matteo Orfini.
La risposta, questa volta, ce la fornisce Daniele Urso a pagina 237 del libro: Nucleare siamo Bravi, Furbi o Folli?
Gli italiani sono "Benaltristi"
Siamo 59,83 milioni di allenatori della nazionale. 59,83 milioni di costituzionalisti. 59.82999 di disonesti.
Ora sulla Costituzione non siamo riusciti a sintonizzarci con il Popolo. Sull' Honestà, c'è poco da fare, in quanto ogni Italiano crede che gli altri 59,82999 siano disonesti. Che rimane?
Il Calcio. Più in generale lo Sport.
Non so come se la passino le altre Città della Penisola, ma la mia Roma, città, sta messa molto male.
Sono almeno 5 anni che le due maggiori società sportive, ma anche le più piccole, stazionano in un limbo che deteriora le anime di tutti gli sportivi, i tifosi e gli appassionati di sport della Capitale.
C'è carenza di strutture, quelle che ci sono sono fatiscenti o antieconomiche.
Da parte di Virgenious Raggi fioccano i NO! Col suo super assessore che rappresenta il più becero anti-progressismo che lo stalinismo d'antan sa mettere in campo.
Il Partito Democratico che soluzione ha? Parliamone! O altrimenti rischiamo di fare la fine degli ortotteri che come Penelope di giorno fanno la loro tela e di notte la disfano.
Sto stadio de la Roma, Ce serve o Non Ce serve? Io dico che Ce serve Ce serve. (a che punto sono arrivato, per salvar e il mio partito me sto quasi a svende la fede calcistica).
Ecco vorrei che il mio Partito prendesse una posizione UNIVOCA sulla questione. Vorrei poter dire ai miei Lettori, che, giustamente, non occupano tutte le ore delle loro giornate a discutere se è meglio il Mattarellum o il Proporzionale e che urlerebbero volentieri al Presidente di Seggio dopo aver votato ( o al ministro Poletti) il canto del lavoratore Italiano andato all'estero per lavoro,:
ER PIDDI OSTADIODAAROMA O VOLE FA!
Non solo ostadiodaaroma o volemo fa, ma volemo pure valorizzare "er Flaminio", magari dandolo alla Lazio, quella si' "ente morale" e polisportiva più grande d'Europa, che farebbe del vecchio stadio, mancpiu'bonopeaserieC il centro di tutto lo sport cittadino.
Ecco questo volantino io credo che sarebbe il più ben accetto da quando l'omo inventò il PD. Soprattutto tra i Tassinari.
E allora sì! la domanda:
3 - Ma noi delle sezioni che ce stamo a fa'?
Domanda che si pongono i dirigenti dei Circoli del PD che stanno con l'orecchio a terra come gli indiani per sentire il territorio, ma le cui grida non raggiungono le orecchie dei parlamentari e dei dirigenti nazionali, che sono costretti addirittura a gridare all'Assemblea Nazionale il loro disagio e quello degli iscritti, troverebbe risposta:
NOI ER VOLERE DER POPOLO LO SENTIMO, LO RIELABORAMO IN PROPOSTA POLITICA VALIDA PER TUTTI E LO PORTAMO AVANTI. PERCHE' ? PERCHE' L'AVEMO DECISO TUTTI INSIEME.
martedì 6 dicembre 2016
Non siamo soli. 23.
Non siamo soli.
Chi? Questo ancora non lo so. Non ho detto quasi a nessuno di aver aperto questo blog. Timidezza? Paura? Si.
Non scrivo nulla di originale, altri, con più competenze di me, arrivano anni, mesi, giorni, minuti prima alle mie stesse conclusioni. Spesso le scrivono pure meglio di me. Io semplicemente le traduco nel mio linguaggio, per poi farlo comprendere anche a voi, Lettori del mio Blog. 23. Siete stati 23, un numero mistico.
Comunque, oggi mi sento meno solo per questo motivo, nonostante abbia perso il Derby ed il Referendum.
Inutile girarci intorno.I dati sono incontrovertibili, lo erano quelli teorici lo sono stati anche quelli elettorali: Il problema di questo Paese è innanzitutto un problema economico.
Il PIL ce lo dimostra:
Premetto NON SONO UN ECONOMISTA. Ma non sono nemmeno un cojone.
Se osservate il primo grafico, noterete che dal 2000 il PIL inizia un picco verso il basso che ha avuto solo in un altro momento, dal '39 al '45 circa.
Cosa è successo dal '39 al '45 lo sappiamo tutti.
Cosa sta succedendo dal 2000 ha un nome e un cognome, ma a sinistra non osiamo pronunciarlo.
E quindi io non lo pronuncerò. Almeno oggi, lo tratterò come una bestemmia. Tanto i più "berlusconiani" (vedi filmato precedente) di voi avranno già capito.
Quando i problemi economici si facevano sentire meno, mi sembrava che il problema in questo Paese fosse un problema di allargamento dei diritti a tutti. Come questi per esempio, ma nemmeno le nozze gay si fanno con i fichi secchi.
L'approvazione della legge sulle Unioni Civili, discussione che ha diviso a sinistra fin dai tempi dell' Ulivo, non ha portato voti nelle casse del Governo.
Il messaggio che gli elettori ci hanno consegnato al referendum è tanto chiaro e lampante per noi uomini della strada, quanto è indecifrabile per i politici che risiedono nel palazzo.
C'è una verità che non hanno il coraggio di dirci, ma come diceva Gesù Cristo, la verità ci renderà liberi. (lo diceva pure Lenin, copiando dal Nazzareno)
Certo rimangiarsi 20 anni di tradimento non è semplice, ma credo che se ci dicessero:
"Scusate, abbiamo sbagliato, 15 anni fa c'erano delle condizioni internazionali che ci spingevano a compiere delle scelte e difenderle. Oggi che quelle condizioni non ci sono più possiamo finalmente tornare a fare il nostro mestiere, i rappresentanti del Popolo"
farebbero tutti una figura più che dignitosa.
Ascoltare il Popolo e decidere sulla base dei suoi interessi e non di non meglio precisati interessi internazionali ormai vecchi e consunti come i cartelli di Peachum nell' Opera da Tre Soldi di Brecht.
Credo che per gli Elettori, vedere la sinistra che fa un bagno di umiltà possa essere edificante, come è stato edificante vedere il bagno di umiltà che domenica Matteo ha fatto mentre pronunciava le sue dimissioni.
Bagno di umiltà, che invece non sta facendo chi crede (e sono tanti) che il 40% delle Europee e il 40% dei voti ottenuti dal "si" al quesito referendario corrispondano al 40% di consensi alle prossime elezioni per il PD.
Mi diceva sempre la maesta Diano, quanto fanno 2 Mele più 2 Pere?
Quattro rispondevo io, Bravoh! mi diceva Lei. Avevo 5 anni
Mi diceva sempre la professoressa Bonocore, quanto fanno 2 Mele più 2 Pere?
Non si possono sommare insiemi non omogenei, rispondevo io, Bravoh! mi diceva Lei. Di anni ne avevo 12.
Ci si aspetta quindi che persone con più di 5 anni non commettano questo errore.
Quindi, caro Matteo, tu che sono sicuro starai leggendo il mio blog, non ti fidare piuttosto fai come Ulisse, chiedi scusa e continua la rottamazione di quella sinistra che ha tradito le promesse fatte al popolo.
Chi? Questo ancora non lo so. Non ho detto quasi a nessuno di aver aperto questo blog. Timidezza? Paura? Si.
Non scrivo nulla di originale, altri, con più competenze di me, arrivano anni, mesi, giorni, minuti prima alle mie stesse conclusioni. Spesso le scrivono pure meglio di me. Io semplicemente le traduco nel mio linguaggio, per poi farlo comprendere anche a voi, Lettori del mio Blog. 23. Siete stati 23, un numero mistico.
Comunque, oggi mi sento meno solo per questo motivo, nonostante abbia perso il Derby ed il Referendum.
Inutile girarci intorno.I dati sono incontrovertibili, lo erano quelli teorici lo sono stati anche quelli elettorali: Il problema di questo Paese è innanzitutto un problema economico.
Il PIL ce lo dimostra:
Premetto NON SONO UN ECONOMISTA. Ma non sono nemmeno un cojone.
Se osservate il primo grafico, noterete che dal 2000 il PIL inizia un picco verso il basso che ha avuto solo in un altro momento, dal '39 al '45 circa.
Cosa è successo dal '39 al '45 lo sappiamo tutti.
Cosa sta succedendo dal 2000 ha un nome e un cognome, ma a sinistra non osiamo pronunciarlo.
E quindi io non lo pronuncerò. Almeno oggi, lo tratterò come una bestemmia. Tanto i più "berlusconiani" (vedi filmato precedente) di voi avranno già capito.
Quando i problemi economici si facevano sentire meno, mi sembrava che il problema in questo Paese fosse un problema di allargamento dei diritti a tutti. Come questi per esempio, ma nemmeno le nozze gay si fanno con i fichi secchi.
L'approvazione della legge sulle Unioni Civili, discussione che ha diviso a sinistra fin dai tempi dell' Ulivo, non ha portato voti nelle casse del Governo.
Il messaggio che gli elettori ci hanno consegnato al referendum è tanto chiaro e lampante per noi uomini della strada, quanto è indecifrabile per i politici che risiedono nel palazzo.
C'è una verità che non hanno il coraggio di dirci, ma come diceva Gesù Cristo, la verità ci renderà liberi. (lo diceva pure Lenin, copiando dal Nazzareno)
Certo rimangiarsi 20 anni di tradimento non è semplice, ma credo che se ci dicessero:
"Scusate, abbiamo sbagliato, 15 anni fa c'erano delle condizioni internazionali che ci spingevano a compiere delle scelte e difenderle. Oggi che quelle condizioni non ci sono più possiamo finalmente tornare a fare il nostro mestiere, i rappresentanti del Popolo"
farebbero tutti una figura più che dignitosa.
Ascoltare il Popolo e decidere sulla base dei suoi interessi e non di non meglio precisati interessi internazionali ormai vecchi e consunti come i cartelli di Peachum nell' Opera da Tre Soldi di Brecht.
Credo che per gli Elettori, vedere la sinistra che fa un bagno di umiltà possa essere edificante, come è stato edificante vedere il bagno di umiltà che domenica Matteo ha fatto mentre pronunciava le sue dimissioni.
Bagno di umiltà, che invece non sta facendo chi crede (e sono tanti) che il 40% delle Europee e il 40% dei voti ottenuti dal "si" al quesito referendario corrispondano al 40% di consensi alle prossime elezioni per il PD.
Mi diceva sempre la maesta Diano, quanto fanno 2 Mele più 2 Pere?
Quattro rispondevo io, Bravoh! mi diceva Lei. Avevo 5 anni
Mi diceva sempre la professoressa Bonocore, quanto fanno 2 Mele più 2 Pere?
Non si possono sommare insiemi non omogenei, rispondevo io, Bravoh! mi diceva Lei. Di anni ne avevo 12.
Ci si aspetta quindi che persone con più di 5 anni non commettano questo errore.
Quindi, caro Matteo, tu che sono sicuro starai leggendo il mio blog, non ti fidare piuttosto fai come Ulisse, chiedi scusa e continua la rottamazione di quella sinistra che ha tradito le promesse fatte al popolo.
lunedì 5 dicembre 2016
Come un salmone
Ho sempre pensato che la vita del salmone sarebbe uno spunto letterario di non trascurabile rilevanza, data la sua non ordinarietà che rasenta la più totale stravaganza.
Il salmone ha un ciclo di vita e quindi riproduttivo del tutto singolare.
Questo animale, conosciuto per la sua bontà a livello culinario, si sviluppa diventando adulto nel mare.
Da qui risale fino alle acque dei fiumi, in modo da garantire alla prole di nascere in acque serene e maggiormente ossigenate come quelle dolci.
Mi piacerebbe vivere nel Paese dei salmoni, forse, a tutti noi piacerebbe vivere in un Paese dove chi è venuto prima ha lottato per far nascere la generazione successiva in acque serene e tranquille.
E fino a pochi anni fa, il mio Paese, l'Italia, era un Paese dove ogni generazione aveva prodotto, faticato e lottato affinchè la generazione successiva potesse trovarsi in una condizione sociale migliore.
Come? Ma se in In Italia c'è sempre stata "a' curuzzzione"," erdebbbitopubblico"," lisprechi","a' spendigreviu'" "a'coruzzzione", "quellideprimasesomagnatitutto","quellidemopeggio" "bettinovoipurequeste", "erdebbbitopubblico", "lisprechi"," la spendigreviu'", "sesomagnatitutto".
Sarà davvero così? Le cose stanno come esattamente ci vengono raccontate?
Quando ero piccolo mi ricordo che lavorava solo mio papà, ero un "bamboccione" totale. Stavo a casa con mia mamma, dormivamo fino alle 9, poi andavo all'asilo, poi alle elementari, poi alle medie, poi mia mamma anche si è messa a lavorare, il nostro tenore di vita è cresciuto anche se all'epoca non sapevo cosa fosse il tenore di vita, se me lo avessero chiesto avrei risposto così. Abbiamo comprato dei beni immobili, sempre con dei sacrifici, vero, poi da 10 anni a questa parte il buio. Bisogna lavorare in 3 per mandare avanti una famiglia composta da 3 persone. E' ora di accendere la luce.
L'Italia è un Paese dove la gente lotta, ha lottato e sempre lottera'. Il dato dell'affluenza del referendum di ieri lo sottolinea piacevolmente.
Spesso, a mio avviso agli Italiani sfugge, però per cosa lottare, qual è l'obbiettivo? verso dove dirigere i propri sforzi dove di indirizzare la loro spinta per migliorare la propria situazione.
I salmoni sanno invece per natura da che parte si trova il mare. Alle persone ad indicarlo dovrebbe essere la stampa, ma su questo torneremo, eccome torneremo.
E' giunto il momento di non sbagliare nuovamente.
Nuotiamo in un mare troppo grande, se ci perdessimo rischeremmo di non trovare più la nostra identità.
Gadda insegna che è fin troppo facile ritrovarsi dietro le linee nemiche scambiandole per le proprie.
Il salmone giunge al suo traguardo stremato, privo di ogni forza fisica, non essendo più in grado di nuotare.
Ecco, un' altra cosa che ci distingue dai salmoni è che nessun salmone può smettere di essere salmone, nessun salmone può tradire la sua natura, mentre nella politica italiana, ma più in generale nella classe dirigente del Paese, il tradimento, spesso, è la moda più seguita.
Qualche intellattuale "referente" ci dirà che il tradimento non è una categoria politica. Mi permetto di dissentire e sono in buona compagnia.
I Salmoni compiono il loro viaggio da una a quattro volte nell’arco della loro vita. Io sono alla mia prima volta ed ho un pochino di paura.
In definitiva, il salmone va controcorrente, ma soltanto per assicurare un’alta qualità di vita ai futuri nascituri, ah l’amore materno!
Io che sono nato a Roma e sono della Lazio, che ho votato Si al Referendum costituzionale del 4 dicembre, oggi 5 dicembre, dopo aver perso il derby 2 a 0 e dopo aver assistito alle dimissioni del maggior promotore del Si, mi sento Salmone più che mai!
Pronto per iniziare il mio viaggio in compagnia dei miei Fratelli.
Il salmone ha un ciclo di vita e quindi riproduttivo del tutto singolare.
Questo animale, conosciuto per la sua bontà a livello culinario, si sviluppa diventando adulto nel mare.
Da qui risale fino alle acque dei fiumi, in modo da garantire alla prole di nascere in acque serene e maggiormente ossigenate come quelle dolci.
Mi piacerebbe vivere nel Paese dei salmoni, forse, a tutti noi piacerebbe vivere in un Paese dove chi è venuto prima ha lottato per far nascere la generazione successiva in acque serene e tranquille.
E fino a pochi anni fa, il mio Paese, l'Italia, era un Paese dove ogni generazione aveva prodotto, faticato e lottato affinchè la generazione successiva potesse trovarsi in una condizione sociale migliore.
Come? Ma se in In Italia c'è sempre stata "a' curuzzzione"," erdebbbitopubblico"," lisprechi","a' spendigreviu'" "a'coruzzzione", "quellideprimasesomagnatitutto","quellidemopeggio" "bettinovoipurequeste", "erdebbbitopubblico", "lisprechi"," la spendigreviu'", "sesomagnatitutto".
Sarà davvero così? Le cose stanno come esattamente ci vengono raccontate?
Quando ero piccolo mi ricordo che lavorava solo mio papà, ero un "bamboccione" totale. Stavo a casa con mia mamma, dormivamo fino alle 9, poi andavo all'asilo, poi alle elementari, poi alle medie, poi mia mamma anche si è messa a lavorare, il nostro tenore di vita è cresciuto anche se all'epoca non sapevo cosa fosse il tenore di vita, se me lo avessero chiesto avrei risposto così. Abbiamo comprato dei beni immobili, sempre con dei sacrifici, vero, poi da 10 anni a questa parte il buio. Bisogna lavorare in 3 per mandare avanti una famiglia composta da 3 persone. E' ora di accendere la luce.
L'Italia è un Paese dove la gente lotta, ha lottato e sempre lottera'. Il dato dell'affluenza del referendum di ieri lo sottolinea piacevolmente.
Spesso, a mio avviso agli Italiani sfugge, però per cosa lottare, qual è l'obbiettivo? verso dove dirigere i propri sforzi dove di indirizzare la loro spinta per migliorare la propria situazione.
I salmoni sanno invece per natura da che parte si trova il mare. Alle persone ad indicarlo dovrebbe essere la stampa, ma su questo torneremo, eccome torneremo.
E' giunto il momento di non sbagliare nuovamente.
Nuotiamo in un mare troppo grande, se ci perdessimo rischeremmo di non trovare più la nostra identità.
Gadda insegna che è fin troppo facile ritrovarsi dietro le linee nemiche scambiandole per le proprie.
Il salmone giunge al suo traguardo stremato, privo di ogni forza fisica, non essendo più in grado di nuotare.
Ecco, un' altra cosa che ci distingue dai salmoni è che nessun salmone può smettere di essere salmone, nessun salmone può tradire la sua natura, mentre nella politica italiana, ma più in generale nella classe dirigente del Paese, il tradimento, spesso, è la moda più seguita.
Qualche intellattuale "referente" ci dirà che il tradimento non è una categoria politica. Mi permetto di dissentire e sono in buona compagnia.
I Salmoni compiono il loro viaggio da una a quattro volte nell’arco della loro vita. Io sono alla mia prima volta ed ho un pochino di paura.
In definitiva, il salmone va controcorrente, ma soltanto per assicurare un’alta qualità di vita ai futuri nascituri, ah l’amore materno!
Io che sono nato a Roma e sono della Lazio, che ho votato Si al Referendum costituzionale del 4 dicembre, oggi 5 dicembre, dopo aver perso il derby 2 a 0 e dopo aver assistito alle dimissioni del maggior promotore del Si, mi sento Salmone più che mai!
Pronto per iniziare il mio viaggio in compagnia dei miei Fratelli.
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