(avviso ai lettori: questo post è particolarmente complesso da scrivere, per questo verrà ultimato in più puntate fino alla versione definitiva... Keep Calm... oppure alla Branduardi)
iniziamo dunque:
Veritas vos Liberat,
inizia così uno dei miei passi preferiti del vangelo. Di Giovanni.
Se si tiene conto del contesto in cui il versetto si colloca non
sfugge però la sua componente altamente drammatica, una donna è stata sorpresa in adulterio, sta per essere processata e lapidata come legge prevede, poi arriva lui, il cavajere nero.
Nella storia, tra
verità e libertà si dà sempre inevitabilmente una tensione.La Verità in
senso pieno si offre, e non può non farlo, come assoluta, totalizzante;
la libertà, sua interlocutrice propria, d’altra parte, non accetta
coercizioni.
Le lettura di due, (ecco il primo ed ecco il secondo) articoli mi spinge a cercare la verità, anzitutto scrivendola qui. Perché? --------------------------> clicca qui e lo scoprirai.
Iniziamo con la prima verità: quella su me stesso.
Ho partecipato una volta alle primarie dei Giovani Democratici e una volta al congresso dei Giovani Democratici di Roma. Congresso che poi si è svolto a livello regionale ed anche nazionale.
Una premessa è d'obbligo:
I Giovani Democratici sono stati per me un pezzo di cuore. Non ho mai incontrato un Giovane Democratico che non avesse passione e amore per l'attività politica che spesso è fatta di volantinaggi, banchetti, Feste dell' Unità dove si svolgono lavori per quasi 12 ore al giorno in cambio di un panino, una birra e una discussione sulla politica internazionale di ieri, di oggi e di domani. Insomma in una parola sola Militanza. I Giovani Democratici sono Militanza pura.
Sono stato eletto due volte consecutive Presidente dei Giovani Democratici di Roma. All'unanimità, neanche un astenuto.
Bravo direte voi, ma io non posso dirmelo perché ho la coscienza sporca.
Durante le primarie dei Giovani Democratici del 2008, un'idea ritenuta folle da tutti tranne che dall'allora segretario Veltronio.
Si chiedeva a ragazzi dai 16 ai 30 anni di portare gli amici al voto nelle piazze. Ci opponemmo tutti, ma le primarie vennero digerite dall’allora Comitato promotore
nazionale dei Giovani Democratici solo a causa alle pressioni di Walter
Veltroni, allora segretario del PD, che minacciò di “staccare la luce”
nel caso queste non si fossero tenute. Ci minacciò di spegnerci la luce se non avessimo fatto le primarie. Effettivamente la luce la spense, ma facendocele fare.
L’esperienza delle primarie del
2008 ha lasciato molte perplessità in moltissimi militanti e dirigenti
dei Giovani Democratici, che non sono un’organizzazione che concorre
alle elezioni: alla fine si presentarono ai seggi quasi esclusivamente
gli iscritti, che sarebbero stati comunque consultati in un congresso, e
nei luoghi in cui gli organi dirigenti erano contesi da più gruppi
andarono a votare più gli amici e i parenti dei candidati che chi era
realmente interessato alla politica.
All' epoca c'era la Sinistra Giovanile e i Giovani della Margherita. Ai più illuminati l'obbiettivo apparve subito chiaro. Da due bisognava diventare uno. Dovevamo riuscire ad amalgamarci. Se non ci fossimo riusciti noi come avrebbero potuto amalgamarsi i dirigenti del PD che aveano anni di storia e percorsi diversi alle spalle?
Ci fu un accordo.
La prova che l'operazione alchemica riuscì la riscontrammo durante la mia prima Festa dell'Unità, Lo slogan generale della festa era "Mescolati non Agitati", frase celebre del Martini di James Bond: "Vodka Martini, shaken not stirred".
Io suggerì uno slogan alternativo per Giovani Democratici di Roma, piacque e fu subito scelto"Mescolati e Agitati".
Agitati perché bisognava cambiare il modo di vedere la città e perché eravamo ansiosi di fare.
Torniamo a noi: Non sono mai stato un Giovane della Margherita, conoscevo di vista delle persone, quello si, persone con passione politica come me. La Sinistra Giovanile non sapevo nemmeno cosa fosse.In una di queste riunioni si decide per non litigare che le cariche verranno distribuite tra appartenenti alla Margherita ed appartenenti ai DS equamente. Non c'era ancora un percorso comune di militanza, impossibile dunque valutare il merito, ogni organizzazione avrebbe fatto un nome, a seconda dei percorsi che erano stati fatti nelle stesse.
Io pochi mesi prima, fui eletto come Consigliere Municipale del Municipio Roma XVII. Presi 373 preferenze, risultai il primo degli eletti ed anche il più giovane. Ero alla mia prima esperienza in politica, ed avevo fatto il botto, come si dice in gergo. Un bottarello magari, ma sempre di rumore si trattava.
Venne fuori il mio nome come Presidente dei Giovani Democratici di Roma. Ora l'unica cosa da fare era essere eletto nell'assemblea che avrebbe dovuto votare le cariche.
Vennero a votare per me e la mia"quartina" (bisognava esprimere due preferenze per l'assemblea cittadina e due per l'assemblea nazionale) una cinquantina di amici. Uno sforzo immane.
Perché una persona dovrebbe andare a votare per formare un organizzazione giovanile di un partito, in cui tutti quelli che ne volevano fare parte erano candidati?
Forse si pretendeva che qualche candidato non si votasse e votasse un altro. Mistero.
Il processo di partecipazione democratica, divenne ben presto una conta a chi aveva più amici, che nell'ottica di formare un organizzazione nuova, di un partito nuovo, poteva anche essere producente.
Almeno avremmo informato il Paese, la Regione, La Città o se non altro gli amici, della nostra esistenza.
Votai come segretario nazionale per Giulia Innocenzi, non l'ho mai conosciuta, era amica di un amica.
All'epoca ero Caporedattore di un giornale, che oggi ha cambiato nome,si chiamava (Iniziativa.info)*. Alcuni della redazione erano candidati (c'era penuria anche di candidati), altri ci vennero a votare. Sul giornale facemmo un pochino di pubblicità.
Bene è inutile girarci intorno, mi dissero che in un particolare gazebo c'era la possibilità di far votare gli amici anche se questi non si erano presentati. Lo feci. Presi 120 voti. Eletto. in assemblea fui nominato Presidente.
A giudicare dal numero dei votanti (130.000!!!) in quelle primarie non fui l'unico. Ma nel nostro diritto le responsabilità sono sempre individuali. Quindi parlo per me. Io ho BARATO.
2) Nel 2012, non ci furono le primarie ma un congresso per tesi, la dirigenza nazionale si accorse che dopo la presa in giro delle primarie di tre anni prima, una replica sarebbe stata troppo per un organizzazione che ormai si era formata e camminava con le proprie gambe. Ciò suscito in me una reazione.
Da Roma, abbiamo contribuito al congresso con le nostre idee. Non con schede di votazione in cui si poteva scrivere soltanto un nome.
Non posseggo più il documento che avevamo elaborato, ma conteneva certo (altrimenti non lo avrei firmato )un appello al Partito Democratico di curarsi delle Periferie Sociali della nostra società e una forte critica alla BCE, poiché organo non elettivo di controllo della sovranità monetaria.
Quell'anno alla Festa dell'unità, decidemmo di mettere dei manichini, simbolo delle persone che dovevano essere alla Festa dell'Unità, perché dovevano sentirsi da noi come se fossero a casa loro, invece non ne vedevamo traccia:
Il Precario, Il Lavoratore del Cantiere, La Ragazza Incinta senza tutele lavorative, l'Immigrato, Il Giovane Laureato in cerca del primo impiego, Il Pensionato che non arriva alla fine del mese.
Durante l'assemlea Romana davati a 200 giovani democratici, fu proposta la mia candidatura come Presidente.
Risultato? Rieletto Presidente all'unanimità, per alzata di mano. Neanche un astenuto. Uno dei momenti più emozionanti della mia vita, la mia voce era tradita dall'emozione nel discorso di accettazione del'incarico.
Sottolineo solo che il candidato Sindaco di Roma alle primarie del centro sinistra IGNAZIO MARINO, raccolse le firme necessarie per la sua candidatura circa (1000) in solo una giornata. Mentre gli altri candidati ci avevano messo mesi, girando circolo per circolo.
Bene come diceva Flaiano, che non è un personaggio dell'antica Roma, la faccenda fin'ora descritta
"E' Grave ma non Seria".
Veniamo alle cose serie:
Smettiamo di fare gli struzzi, ho detto proprio struzzi... non ho sbagliato vocale, smettiamo nasconderci con le testa sotto la sabbia.
Ora se ci sono delle cose che ho imparato dalla mia esperienza sono queste:
1) I congressi di partito, quantomeno quelli delle organizzazioni locali, si devono fare per tesi.
Su questa ipotesi concordo con Roberto Morassut
Mi chiedo, quale cittadino romano, è interessato a partecipare all'elezione del segretario del Pd di Roma?
Viviamo in una Città dove la maggioranza dei cittadini, non si ricorda neanche che Roma è divisa in municipalità. Se uscissi per strada adesso e chiedessi il nome del Presidente del Municipio che governa la frazione di territorio dove il passante abita, credo che le risposte potrebbero assomigliare a queste. Cioè a quello che sanno i nostri parlamentari sull'Europa.
Non volevo con questa ultima affermazione siminuire la proposta politica, scusate, il documento degli ex candidati Presidente dei Municipi di quello mi occuperò più avanti.
Quindi trovo inevitabile, e l'inevitabilità è una cosa che non si può evitare, che il Partito Democratico svolga il suo congresso in maniera autonoma dall'elettore.
Mi chiederete voi: Si ma come garantire che all'interno del Partito Democratico si sia"Un confronto aperto: a tutto il nostro elettorato, a chi ci ha sostenuto
anche nell’ultima campagna elettorale, con entusiasmo e abnegazione, a
quanti ci hanno votato riconoscendo il nostro impegno per la città, ma
anche a quanti hanno deciso di non votarci per dare un segnale ancora
più forte: la necessità di una rigenerazione del Partito Democratico a
Roma" Cit. se non si ascoltano i cittadini?
Diceva la Professoressa Buonocore, ricordate : Non si possono sommare insiemi non omogenei. Votare un partito non significa farne parte. Basterebbe fare una semplice proporzione tra i Milioni di Voti presi dal Partito Democratico e le Migliaia di tesserati al Partito Democratico.
non servi che vi ricordi che 1000 è la radice quadrata di 1.000.000
Tre volte zero, 000 di differenza di ordine di grandezza. Come voler riempire il mare con dei bicchieri d'acqua.
L'elettore, anche l'elettore del PD, che vota Pd dal 2008 e sempre lo voterà, ha tutto il diritto di non voler partecipare alla vita del PD, di non elaborare proposte. Ha invece il diritto di giudicare le proposte che il PD presenta per governare la città e se vuole di votarle. Alle elezioni.
Non è che possiamo pretendere che gli elettori del PD abbiano bello e pronto un programma che possiamo, noi che ne facciamo parte, prendere in prestito e poi riproporglielo in salsa partitica, magari mischiandoci qualche parola sull'atifà e scrivendo alla fine "Se non ora quando?" ... "NON CONFINA"....
No, bisogna studiare.
Perchè non studiando siamo arrivati alla forma ultima e più primordiale dell' Italiano che non ha studiato. Il Benaltrismo.
Bisogna aprirsi agli elettori, dopo aver eleborato una proposta e non prima di elaborarla. Altrimenti si rischia di non essere universali, di non parlare a tutti, ma solo di tutelare interessi. Si rischia di avvitarsi sulla politica del NIMBY, ovvero "L' atteggiamento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse
pubblico o non, che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui
territori in cui verranno costruite."
Porto un esempio, se ai fantastici ex candidati Presidente del Pd chiedessimo: " Roma ormai è al tracollo, abbiamo bisogno di una nuova discarica dove la costruiamo?
Risposta:" Noi non vogliamo discariche nel territorio del Comune di Roma"
Domanda: "E allora dei rifiuti che ne facciamo"
Risposta: " Paghiamo ed esportiamoli in Svezia, li li usano per produrre energia"
E tutti i cittadini saranno costretti a pagare il prezzo della non volontà del politico legato al territorio, di voler fare il bene del tutto, scontentando una parte di territorio.
Siamo in una democrazia rappresentativa, scelgo dei rappresentanti perchè governino e prendano delle scelte scomode per mio conto.
Se devo farlo io a voi che ve pago a fare? Allora mettiamo i cittadini al governo... stiamo vedendo i risultati di questo ragionamento.
Dobbiamo scongiurare il pericolo di questa deriva dell'inutilità del ruolo dei partiti nella nostra società, siamo il più grande Partito d'Italia. Ce lo chiede la storia presente, passata e futura.
2) Altrimenti arriviamo dritti dritti a questo: http://www.unita.tv/opinioni/morassut-fondiamo-i-democratici/
Non ne sarò complice. Non questa volta.
3) Abolizione Simul Simul
4) Nuovo futuro Urbano della Città
5) Abolizione del Patto di stabilità
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