sabato 21 ottobre 2017

Il "Piano B" di Matteo Renzi.

La politica è come il pianoforte, bisogna averla studiata da piccoli.
Quando ero piccolo, manco a dirlo, ero un ribelle. Sono anche romantico però. Ancora oggi, prima di vedere mia mamma, non riesco a non intonare mentalmente la mia canzone preferita, se parliamo di affetti.

In quanto ribelle, adoravo marinare la scuola....veramente ai miei tempi si diceva "fare sega". Quando "facevi sega" avevi due opzioni, se eri in compagnia accendevi" la play" e giocavi a Wining Eleven. Questo suono sostituiva quello della campanella, il cervello era pronto per 5 ore di sfide calcistiche con le squadre più improbabili.
Non sempre avevi la fortuna di essere in compagnia,allora l'alternativa allora solo una. Italia Uno.
Supercar, Meg Gyver, Magnum P.I., i miei preferiti però erano solo e soltanto loro: L'A-Team. 

In Particolare adoravo questa frase di Annibal Smith:


"Come soleva dire mio zio buon'anima Vado matto per i piani ban riusciti"

Matteo Renzi ha un piano. 
Ed io vado matto per i piani benriusciti, sarà una specie di riflesso pavloviano.
Del resto, capisco la sua frustrazione degli ultimi anni. Ha toccato con mano cosa significa non avere un piano, o meglio avere un piano non tuo.
Diventare Premier, quando hai un paese diviso (rubo al poeta) un parlamento non eletto democraticamente, delle linee guida strettissime da seguire dettate dalla lettera della BCE del 2011, con un ministro dell'economia imposto, senza una legittimazione popolare, non deve essere stata l'esperienza che sognava prima di accettare, con quel pizzico di incoscienza che lo contraddistingue.
Oltretutto Matteo succede a Letta e Monti, che hanno avuto il demerito di portare la fiducia del Paese nelle istituzioni ai mini storici.

Ora, invece, Renzi inizia a fare sul serio. Dopo la legittimazione delle primarie che lo hanno visto vincere a mani basse nel partito e l'approvazione delle legge elettorale, inizia a mandare dei segnali molto chiari non solo al Partito Democratico ma a tutto il Paese.

Treduzione: Basta nomine in posizioni strategiche imposte dall'alto.
Per un Presidente del Consiglio è essenziale che Ministero delle Finanze e Banca d'Italia siano "il linea" con le politiche che il Governo vuole attuare. Inoltre, qualora Renzi non vincesse le elezioni, avere i vertici di Banca d'Itlaia e del Ministero delle Finanze più vicini alle sue idee, renderebbero quest'ultime più incisive all'interno di una "Grande Coalizione" (in maiuscolo Deutschland style).
Infatti, oltre a quello che leggiamo sui giornali, l'azione di Renzi è concentrata su altre  nomine molto importanti.
Nel emanzaione del decreto fiscale sui limiti di durata delle cariche - tre anni non di più - voluta per rivoluzionare il comparto della Difesa, si gioca in realtà, una partita più importante, quella del denaro al Mef, il ministero dell'Economia e delle finanze.
La nomina del Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, un gentile economista della Banca d'Italia catapultato a controllare senza esperienza i conti dello Stato, è in scadenza. Dietro le quinte è iniziato il lavorio per evitare il reiterarsi della nomina. In particolare "scalpitano due interni: Alessandra Dal Verme, imparentata Gentiloni", e "Biagio Mazzotta, l'equilibrista delle coperture di bilancio". I due, in lotta tra loro, rivendicano il posto per un interno.

Il secondo segnale è l'ultima dichiarazione  di Matteo sulle primarie per i collegi parlamentari: 
Le primarie non si faranno. "Si" candida chi vince. Traduzione: candidiamo persone che rispetteranno la "linea di partito" delle quali mi posso fidare io e si possono fidare gli elettori.
Specialmente in caso di un governo di coalizione. 
Ecco che in pochi giorni Matteo cerca di sistemare i problemi che ha avuto durante i suoi 2 anni di Premierato:
Da una parta, una Banca Italia e un Ministero dell'economia a che non siano di contrasto con le sue idee ed il suo programma elettorale e che siano meno morbidi con i vertici Europei.
Dall'altra, un parlamento che sia eletto per portare avanti la linea del segretario, senza continue mediazioni e senza i furbetti che ultimamente stanno facendo a gara per accreditarsi con i poteri attuali, difendendoli dagli attacchi di Renzi (Vedi qui)

E se perde?
Se il PD non dovesse andare troppo bene alle ultime elezioni, potrà contare comunque su un gruppo parlamentare e posizioni di rilievo su cui far valere le proprie linee programmatiche all'intero di una coalizione di governo ( ad oggi quasi certa). Evitando i transfughi dell'ultima ora.

Come dicevo all'inizio: Adoro i piani ben riusciti e voglio nel mio piccolo contribuire. 
Per questo, presenterò alla Direzione del PD di Roma, un Ordine del Giorno per chiedere l'incandidabilità per i parlamentari eletti a Roma, con più di 3 mandati. Come prevede lo statuto del PD.
E' ora di rottamare sul serio. 

Manca solo un piccolo dettaglio, al piano, qual'è il nostro obiettivo Matteo? Fuori il programma.












Nessun commento:

Posta un commento