mercoledì 18 ottobre 2017

Le melanzane di Ignazio Visco.

Che c'entrano le melanzane direte voi. Esattamente rispondo io.

VIDEO ALTAMENTE ISTRUTTIVO ATTENZIONE: VISIONE CONSIGLIATA AD UN PUBBLICO ADULTO!!!!


Lo so. Da quando s'è schierato Benigni ha smesso di essere un'icona della sinistra, il suo santino messo sul cruscotto accanto a quello del "Che" e di Spinelli è ormai sbiadito. Ma nel 1983 ancora era dei nostri. 
Se avessimo messo "Benigno", il protagonista del film di cui sopra, a governare di Bankitalia, anzi, Banca D'Italia, forse avremmo meglio compreso, data la poca familiarità del soggetto con l'argomento, le recenti "distrazioni" (leggi cazzate) commesse dall'istituto di Via Nazionale. 
L'attuale inquilino di Palazzo Koch è invece lui. 
Il curriculum è di quelli pesanti. Alunno di Federico Caffè (come Mario di cui è stato anche vicedirettore quando a guidare Banca d'Italia c'era lui), Master in Pennsylvania, Chief Economist e Direttore dell'Economics Department dell'OCSE. 
Insomma un esperto.
Allora come è potuto accadere questo? 
Sono talmente tanti "questi" che me ne sono sicuramente scordato qualcuno. La sostanza però è chiara. E ce la spiega Renè Ferretti.

Eppure  l’incipit dell’art. 47 della Costituzione parla chiaro: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito».

Ora da quando siamo in Unione Monetaria con altri nostri fratelli Europei, la disciplina e il coordinamento non sono più prerogative della Banca D'Italia, ma il controllo Sì.  

Banca D'Italianon vigilava adeguatamente?
Consob neppure? 
Chi, onestamente, può dire il contrario? 
Le carte cantano! (E grazie ad una commissione d'inchiesta "benigna" le carte canteranno ancor di più, intonando sempre la stessa melodia.)
Ma pensiamo davvero che Visco sia un incompetente,  un dilettante? Se così fosse, la sua nomina ad opera della classe dirigente che ancora oggi si ripropone come insostituibile oligarchia dovrebbe suscitare alcune domande anche nell'elettore più superficiale.

Forse la causa di tante "sviste" ad opera degli organismi di controllo esterni ed interni alle banche italiane era imputabile non all'umana pochezza ma ad un’altra causa: ad un vincolo esterno. Più precisamente a un chiaro ed inequivocabile ordine di scuderia emanato dall' Unione Europea. Un ordine al quale tutti, ma proprio tutti, dai vertici BCE fin al più passivo sindaco e revisore della più piccola banca territoriale dei Paesi periferici doveva sottostare: non intralciare l'enorme arbitraggio finanziario reso possibile dal trattato di Maastricht e dall'unione monetaria.

Arbitraggio? Sì, arbitraggio: così si chiama prendere a prestito nel nucleo e prestare con spread ai mal-investitori della periferia senza subire rischi di cambio e senza alcun controllo sui movimenti dei capitali. Una colossale macchina da soldi, la cui già enorme potenza era ulteriormente amplificata dal mercato dei derivati, grazie al quale si diluivano i rischi di credito nell'oceano degli ignari e polverizzati investitori.
È stato questo il business che ci ha fatto ricchi.
Infatti se, in maniera scomposta lo ammetto, paragoniamo
I compensi dei CEO:
 E le "Perdite" delle Banche


scopriamo che i primi crescono e col crescere delle seconde. Per gli appassionati, sono direttamente proporzionali. Più Perdi più Guadagni.

Quindi?
D'altronde qualche avvisaglia di quanto stava per accadere era già emersa dalle pagine del libro scritto dal Segretario dove in un passaggio si legge che aveva commesso un errore a fidarsi delle rassicurazioni di Bankitalia sullo stato di salute delle banche poi finite in dissesto.
E con lui tutti i deputati del PD hanno fatto bene, a chiedere di trovare una "figura più vigile " attraverso una mozione parlamentare che nel dispositivo finale recita: " Nell’ambito delle proprie prerogative la figura più idonea a garantire nuova fiducia nell’Istituto, tenuto conto anche del mutato contesto e delle nuove competenze attribuite alla Banca d’Italia negli anni più recenti”.

L'atto eversivo c'è stato prima con l'operato di Banca D'Italia e c'è nelle parole di chi, oggi, difende un operato oggettivamente indifendibile. Ce lo chiede Luigino. E come lui tanti altri.
Le loro dichiarazioni in realtà nascondono, neanche troppo bene, la loro voglia di accreditarsi presso la comunità internazionale come la "guida" più adatta al dopo Renzi. Quando non riuscirà a formare un Governo nella prossima legislatura.
Alle dichiarazioni di altri: (eccone un esempio)
 che criticano questa operazione, vorrei rispondere con le parole di un amico:

"Ogni giorno esistono centinaia di esseri umani che, abbindolati dai mezzi di comunicazione, darebbero persino la vita per gli stessi uomini che li sfruttano da generazioni. Io dico: è giusto così. Che questi cagnolini fedeli privi di alcun senso critico, braccio inconsapevole della classe dominante siano in prima fila nella crociata contro l'evoluzione dell'uomo! Saranno i primi a lasciare la faccia della terra (siano benedette le loro anime) al momento della resa dei conti, nessuno ne sentirà la mancanza. Amen"  - Federico Hengels -

Ora una domanda sorge spontanea: Renzi vuole solo cercare un capo espiatorio per nascondere le responsabiltà del Governo sulle politiche che  Banca D'Italia è stata COSTRETTA ad intraprendere negli ultimi anni, oppure fa sul serio e vuole veramente cambiare la politica non solo Italiana ma anche Europea?
Ce lo dirà la Storia.



 

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